Continuiamo la nostra intervista a R. (nome abbreviato per motivi di sicurezza, privacy, garanzia dell’anonimato, e protezione dei dati personali), uno dei super amministratori di DirectDemocracyS, che segue il nostro primo caso, del servizio aiutami, help_me.
Per quale motivo, avete deciso di aiutare M.F., con tutti mezzi, con tutte le persone, e tutti i gruppi necessari?
Perché ogni persona che ci segue, io, tu, e ogni persona, anche che ignora l’esistenza di DirectDemocracyS, può essere stata, oppure essere attualmente, oppure esserlo in futuro, la prossima vittima di ingiustizie, soprusi, prevaricazioni, e in questo caso vere e proprie illegalità, da parte dei vari Stati, delle varie istituzioni, e di chi ci lavora. Chiunque può essere M.F., e questo nostro caso, lo seguiremo come tutti gli altri, con fermezza, determinazione, attenzione per ogni dettaglio, fino alla sua conclusione, che senza dubbio, sarà favorevole alla nostra vittima.
Ne sembri molto sicuro, in fondo i processi nei tribunali, hanno spesso esiti incerti, e le variabili sono moltissime. Ci spieghi come mai sei così ottimista?
Ti riassumo il caso, in maniera breve, senza interpretazioni, analizzando solo i fatti in ordine cronologico.
1977- Una ragazzina si innamora, e lascia il suo paese per sposarsi, e creare una famiglia, nel paese di suo marito. Il suo paese di nascita e provenienza (Romania), sotto la dittatura comunista di Ceausescu, le toglie la cittadinanza, mentre il paese del marito (Italia), le offre la sua cittadinanza immediatamente.
La signora M.F. vive con il marito, ha 2 figli, lavora duramente tutta la vita, versando tutti i contributi, da cittadino modello, incensurata, e soprattutto ottimo membro di tutta la comunità. Questo, tutto interamente in Italia, ma ogni anno, e spesso più volte all’anno, torna nel suo paese di nascita, per visitare i genitori, le 2 sorelle, e gli altri parenti, amici, e vicini di casa. Ad ogni visita, lei, il marito, e i suoi 2 figli, pagavano regolarmente il visto d’ingresso, e per il soggiorno in Romania (una cosa semplicemente vergognosa). La situazione in Romania verso il 1980 diventa veramente difficile, e tutti sappiamo come si viveva in quel periodo nei paesi del blocco comunista (chi non lo ammette è un bugiardo).
Dopo essere andata in pensione, dopo la liberazione dalla dittatura comunista e l’adesione della Romania all’Unione Europea, si signora ha deciso, di riprendersi ciò che le spettava di diritto, cioè la cittadinanza rumena, pur mantenendo quella italiana, e il suo centro d’interesse in Italia. Ha deciso di avere una residenza a casa di uno dei suoi figli, e ha pensato, in futuro, quando non sarà più in grado di viaggiare, di restare per sempre, ed essere sepolta, nel suo paese di nascita. Ha investito qualche soldo, e ne stava investendo attualmente, fino all’inizio di questa triste vicenda, per avere una camera tutta sua, un bagno tutto suo, e ogni confort necessario, per una persona anziana. Con enormi sacrifici, aveva messo da parte i soldi, per mettere la corrente elettrica, nella sua camera, e nel bagno.
Durante questo periodo, in uno dei suoi viaggi in Romania, le è scaduta la carta d’identità italiana, e anche in previsione dei prossimi anni si è registrata all’AIRE (anagrafe italiani residenti all’estero), e ha rinnovato la carta d’identità. Ma il suo centro d’interesse è sempre stato in Italia, dove presentava regolare dichiarazione dei redditi tramite il patronato INCA della CGIL (sindacato dei lavoratori), e da dove veniva erogata la sua pensione, tassata alla fonte dall’INPS (ente pensionistico italiano). Per far creare al figlio un posto sicuro, confortevole, dove poter andare nel momento in cui non potrà più viaggiare, quindi tra molti anni, aveva aperto un conto corrente in una banca rumena, in euro e anche in lei rumeni.
Tutto sembrava funzionare normalmente, fino al 30 gennaio 2025, quando riceve una notifica, che in base alle loro documentazioni, la signora ha dei redditi dall’estero (Italia). Il figlio, che era in Romania, chiama immediatamente l’ANAF (agenzia di amministra fiscale) del distretto del Bihor, per chiedere spiegazioni. Gli si dice di non preoccuparsi che in circa uno oppure due mesi, riceverà ulteriori dettagli. Il figlio specifica chiaramente: mia madre ha un solo reddito, che è la sua piccola pensione (tassata regolarmente e mensilmente dall’INPS), fa la dichiarazione dei redditi in Italia, tramite il sindacato della CGIL (con il patronato INCA), e ha detto che in base agli accordi bilaterali tra Romania e Italia, che prevedono di evitare la doppia tassazione.
La signora al telefono, lo rassicura dicendo che in quel caso, la signora è in regola, e non dovrà mai pagare nulla. Il figlio, ovviamente, rassicura la madre, dicendole di non preoccuparsi che tutto è in regola.
Il 27 febbraio 2025, arriva una notifica, che specifica che è stato deciso che la signora dovrà pagare 3947 lei di tasse, allo Stato rumeno.
La signora disperata, nomina il figlio come rappresentante, e lo manda a chiedere spiegazioni all’ANAF del Bihor. Qui, una delle cassiere dice: sai ragazzo, meglio che paghiate, vi conviene.
Il ragazzo dice che avendo già pagato in Italia, la Romania non ha nessun diritto di chiedere neanche un centesimo.
In un ufficio, gli viene specificato, che deve dimostrare la residenza fiscale in Italia, e portare questa dichiarazione, tradotta legalizzata, e insieme a tutte le prove, di aver fatto le dichiarazioni dei redditi in Italia, e di aver pagato le tasse tramite le trattenute mensili dell’INPS.
Il figlio appena giunto a casa, scarica, prepara e invia, tutti i cedolini della pensione, per l’anno 2018 (ma in futuro gli stessi problemi, se non risolti, ci saranno per gli anni 2019, 2020, 2021, 2022, 2023, 2024, e il prossimo anno per il 2025).
Inviando le prove dell’avvenuta tassazione in Italia, M.F. ha dimostrato chiaramente, in maniera chiara, di essere in regola, e ha invitato i 2 paesi, a chiarire tra di loro, eventuali divergenze, senza complicare la vita e obbligare, i cittadini onesti, che rispettano la Legge, e inutili spese di traduzioni, viaggi per ottenere documenti, che poi vengono anche negati, prendendola addirittura in giro (messagli tra i vari funzionari).
A questo punto la situazione diventa sia comica, che tragica. L’ Agenzia delle Entrate, non rilascia la residenza fiscale in Italia, pur sapendo che la signora dichiara i redditi regolarmente ogni anno, e che paga interamente le tasse in Italia. Anzi, i funzionari interpellati, tra Bologna e Imola, inviano la loro risposta, dimenticando di togliere alcuni commenti privati, dalle varie e-mail, e in uno (che ho visionato chiaramente), uno dei due funzionari italiani dice alla altro: vediamo adesso cosa risponderà. Come dire le abbiamo tappato la bocca, a questa cattivona, che pretende che facciamo il nostro lavoro, per il quale siamo pagati, anche con i suoi soldi, delle sue tasse. La loro motivazione: è iscritta all’AIRE, quindi non è residente in Italia. M.F. non ha mai chiesto di perdere la residenza fiscale in Italia (non esiste una sua richiesta ufficiale in tal senso), dove ha i suoi centri d’interesse, metà dei suoi parenti, moltissimi amici, e soprattutto la tomba di suo marito.
Ma non solo, non ha mai richiesto, e non ha mai ottenuto, la residenza fiscale in Romania.
Quindi, per lo Stato italiano, e per l’Agenzia delle entrate, la signora non è residente fiscalmente in Italia, ma deve lo stesso fare la dichiarazione dei redditi i Italia (l’INPS le notifica tutti gli anni di farlo), e INCA CGIL (riceve ogni anno l’autorizzazione per farlo), deve continuare a pagare le tasse in Italia.
A questo punto, ogni persona normale si chiederà: entrambi i paesi chiedono dichiarazioni dei redditi, e soldi per le tasse? E i trattati bilaterali, approvati dai Parlamenti dei 2 paesi, e firmati dai 2 Presidenti della Repubblica, sono stati cancellati, non esistono e non valgono più, queste famose Leggi per evitare la doppia tassazione tra Italia e Romania?
La vera ingiustizia e illegalità, avviene sabato 12 luglio 2025, quando la signora M.F. entra nell’applicazione del suo conto corrente online, e vede che lo sono stati sequestrati tutti i soldi in lei rumeni, e circa la metà dei soldi in euro (che aveva messo da una parte per mettere la corrente elettrica nella sua futura camera, nel suo futuro bagno, e nel corridoio per arrivarci).
Per chi ha letto la parte precedente, in cui le si notificava che aveva un debito di 3947 lei, vi dobbiamo spiegare che su quei soldi, le hanno applicato commissioni, interesse, e altre tasse, di altri 2451 lei; quindi, le hanno fatto pagare quasi il doppio di quanto sosteneva dovesse pagare.
In pratica, M.F. dovrebbe pagare il 25% di tasse in Italia, più un altro 25% (tasse presunte più interessi) in Romania. A una piccola pensione, leggermente superiore alla pensione minima, tolgono questi 2 paesi, più della metà dei soldi. E questo, perché non comunicano tra di loro, ma pretendono che una povera persona anziana, debba andare in giro, a trovare documenti, fare traduzioni, legalizzazioni, per non vedersi rubare, da 2 Stati ingordi, e da istituzioni con personale completamente incompetente, e senza un cuore.
Il rappresentante di M.F. ha chiesto spiegazioni, all’ANAF del Bihor, telefonicamente, per sapere le motivazioni ufficiali, e richiedere documentazioni dettagliate. Ha parlato con 4 persone diverse, e mai, con chi ha gestito, tutta questa spiacevole situazione e ordinato il sequestro dei soldi, pur avendo le prove che aveva già pagato le tasse in Italia (perché la persona che doveva passarglielo al telefono, ha dichiarato che non sa i dettagli del caso in questione). Strano che una persona firmi documenti, per richiedere pagamenti, e per ordinare sequestri di soldi da conti correnti, senza sapere i dettagli del caso, ma glielo chiederemo al momento giusto, sperando che si informi sul caso. L’ultima persona con la quale ha parlato, si è sentita risentita e ha minacciato di chiudere il telefono, quando il figlio della signora, suo rappresentante ufficiale, si è permesso di fare una premessa, spiegando la situazione: le rubo solo un minuto del suo prezioso tempo, siccome lei, è pagata anche con i soldi delle nostre tasse”. Non ci vedo nulla di sbagliato, di inesatto, e di scortese, nel dire la verità, lo Stato rappresenta i cittadini, le istituzioni e chi ci lavora, esistono per assistere, e aiutare i cittadini, siccome esistono e sono pagati, con i soldi pubblici, di tutti i cittadini. Per concludere la telefonata, alla richiesta esplicita di spiegazioni, per risolvere immediatamente la situazione, la sua unica soluzione è stata: ci denunci e ci mandi in tribunale. Se quelle è l’unica soluzione lo dovremo fare, e non ci accontenteremo di fari ricevere alla signora M.F, il rimborso di tutti i suoi soldi, ma di almeno il doppio, e da entrambi i paesi.
La Romania pur in presenza di accordi bilaterali, ha violato la Legge, pretendendo documenti e soldi non dovuti, e soprattutto sequestrando denaro, senza formale notifica firmata di persona, e pur avendo avuto le prove che la signora era stata tassata in Italia, su quelle somme richieste, addirittura applicando penali e commissioni.
L’Italia, non è meno colpevole, per non aver detto direttamente alla Romania, che la signora ha dichiarato i redditi e pagato regolarmente tutte le tasse in Italia, dal primo giorno in cui è andata in pensione, fino al giorno d’oggi. Doveva “aiutare” la Romania a non commettere questa illegalità, anche perché la signora, aveva chiesta varie volte, in vari modi, l’aiuto delle autorità italiane.
Sono stato in Romania, e ho visto con i miei occhi la situazione reale, ho controllato tutte le dichiarazioni, tutti i documenti, e tutte le varie comunicazioni tra la signora, il suo rappresentante, e tutte le istituzioni, e le persone che ci lavorano.
Come si può giudicare il comportamento di Italia, e Romania, in questo caso specifico?
Eticamente e moralmente esecrabile, e condannabile, da parte di quasi tutte le persone coinvolte delle varie istituzioni: ANAF rumena, e Agenzia delle entrate italiana, ma non solo, i rumeni hanno consapevolmente violato la Legge, imponendo alla signora di pagare le tasse, in 2 paesi, per la stessa pensione, per lo stesso periodo. Continueremo a seguire la vicenda ovunque necessario, in ogni modo legale, per tutto il tempo necessario, e vi terremo informati.